Due chiacchiere con… Andrea Tafi

Riportiamo l’intervista rilasciata dall’ex campione Andrea Tafi ai microfoni della trasmissione radiofonica “Spazio Ciclismo” il 29 marzo 2011.

 

Andrea, noi ti abbiamo interpretato in quanto chi più di te può essere esperto del Giro delle Fiandre? Non solo l’hai vinto una volta nel 2002, ma hai anche vinto l’altra corsa più importante che si svolge sul pavè, la Parigi-Nizza, nel 1999. Come ci si prepara per affrontare la Campagna del Nord?

Direi innanzitutto che alla base c’è un lavoro intenso da svolgere nei mesi precedenti a questa corsa, già dai primi di dicembre iniziamo ad allenarci per questi obiettivi. Il famoso Inferno del Nord si prepara molti mesi prima e soprattutto si fa una preparazione specifica, come la resistenza al fondo, cercando degli strappi nelle nostre zone che possano assomigliare ai muri del Giro delle Fiandre. Nella nostra zona, nella Toscana, ci sono molte salite che ci aiutano a prepararci e questo è stato un valore aggiunto per allenarsi al meglio.

 

Quanto tempo prima inizia la preparazione?

Si inizia già dai primi di dicembre con questo obiettivo, in quanto, come dicevo anche in precedenza, non ci si può improvvisare per affrontare questo evento. I lavori specifici andranno poi fatti nell’ultimo mese e mezzo, in quanto bisogna simulare quelle che potrebbero essere le difficoltà del percorso. L’ideale è andare in Belgio un pò di tempo prima, magari affrontando alcune di quelle corse sul pavè antecedenti il Fiandre, al fine di poter preparare al meglio la corsa. La gara vinta da Cancellara, ad esempio, il GP Harelbeke, è una gara che si svolge su molti dei muri che vengono affrontati al Fiandre, e questo ci permette non solo di provarli in prima persona ma anche di vedere come stanno i nostri avversari. Ovviamente, la Campagna del Nord arriva fino alla Roubaix, quindi bisogna fare un bel sacrificio perchè si è lontani da casa, ma se hai la condizione giusta e lo affronti con lo spirito giusto puoi tornare con la consapevolezza di aver fatto qualcosa di grande.

 

A proposito di Roubaix, per chi non è un corridore professionista verrebbe da pensare che quest’ultima è più semplice da impostare tatticamente rispetto al Fiandre, almeno sulla carta, in quanto non ci sono i muri ma “solo” i tratti in pavè. E’ davvero così?

Sulla carta sembrerebbe così perchè i pezzi in pavè sono pianeggianti, invece non è così perchè quando ci si avvicina a questi tratti si è al massimo, come se fosse una salita. Anche questo è importante nella preparazione: bisogna intervallare le pulsazioni del cuore in diversi periodi così ti abitui alle sollecitazioni delle pietre.

 

Queste corse sono diverse da affrontare rispetto a tutte le altre perchè hanno davvero un fascino naturale essendoci il pavè. Tu che hai corso su quelle strade puoi confermarcelo?

Sicuramente è così. La particolarità di queste corse è l’unicità. Queste corse uniche ti rende ancora più importante vincerle, qualsiasi corridore in carriera vorrebbe vincerle. Io sono abbastanza privilegiato perchè le ho vinte tutte e due e sono stato l’unico italiano ad aver centrato questa doppietta, quindi questo mi riempie d’orgoglio.

 

Tu inoltre non ti sei concentrato solo nella prima parte di stagione con queste classiche monumento ma hai anche vinto un Giro di Lombardia e tre Giri del Lazio, che si correva a settembre, quindi riuscivi ad importi anche nel finale di stagione. Questo non è da sottovalutare perchè spesso ai ciclisti si rimprovera di puntare tutto su una gara e poi basta.

Io penso che per un corridore sia giusto programmare la propria stagione visto che le gare sono tantissime, però bisogna programmarsi in base alle proprie possibilità. Per me, per esempio, le classiche erano il primo obiettivo stagionale, poi, ahimè, prendevo un piccolo stacco durante il Giro d’Italia, che è la corsa più bella per un italiano ma ero consapevole dei miei limiti e quindi dovevo soprassedere, però nel finale di stagione ero sempre là a combattere per la vittoria. Per quanto riguarda il Giro del Lazio, la prima volta che l’ho vinto per me è stata un’emozione grandissima e lì ho assaporato, per la prima volta, quelle che sono le strade della Roubaix percorrendo l’Appia Antica, una strada piena di pavè e di buche che mi ha fatto scattare quella molla. Devo tantissimo da questo punto di vista al Giro del Lazio e vorrei fare un appello: il Giro del Lazio deve ritornare all’ombra del Colosseo, perchè in questi anni si è perso un pochino ma spero davvero che possa riprendersi la sua collocazione nel calendario ciclistico. La prima volta che ho affrontato l’Appia Antica ero solo, e questo mi ha dato un senso di quello che era la Roma Antica. Per me è una corsa mitica e lo sarà sempre.

 

Tra l’altro tu hai trascorso molti anni della tua carriera nella Mapei, lo squadrone che aveva tra i suoi protagonisti anche Franco Ballerini, Michele Bartoli, Paolo Bettini e Johan Musseuw. In seguito lo sponsor si è ritirato e dalle sue ceneri è nata la Quick Step. Ormai, però, possiamo dire che questo team è interamente votato alla causa Boonen.

Con la Mapei ho trascorso nove anni fantastici e abbiamo creato una famiglia formata da tantissimi campioni, abbiamo imparato a condividre gare che molti di noi avrebbero potuto vincere. La mia amicizia con Franco Ballerini era vera, sincera: la scorsa settimana, per esempio, è venuto a casa mia Johan Musseuw, vincitore di molti Giri delle Fiandre e di molte Roubaix. Tra noi corridori si è formato un vero rapporto di amicizia che dura anche ora che non corriamo più. Vi posso anche dire un aneddoto particolare: quando siamo arrivati, nel 1996, tutti insieme noi tre della Mapei, io, Bortolami e Musseuw, per me sul subito è stata una grande delusione perchè ero già in fuga e sono rientrati su di me. Forse prima c’era anche un pò più di gerarchia sul capitano rispetto ad oggi dove molti giovani credono di essere già dei campioni affermati, ma posso dire che in quella data io avrei potuto tranquillamente vincere. Subito dopo il taglio dell’arrivo, però, ho capito che la cosa giusta da fare era stata quella, anche perchè la mia generosità mi ha fatto acquisire rispetto dai miei compagni e soprattutto credo di aver dato un esempio positivo a chi segue il ciclismo. Del resto, credo che per aver gareggiato così tanto in Belgio credo di essere più famoso là che in Italia, ma penso anche di aver lasciato qualcosa di positivo a chi seguiva le corse in quegli anni.

 

Del resto basti pensare a come ti ha accolto il velodromo di Roubaix nel 2005, l’anno in cui hai corso la tua ultima Parigi-Roubaix.

Beh sì, del resto in Belgio il ciclismo è lo sport nazionale mentre da noi lo è il calcio. La cosa mi fa davvero piacere.

 

Venendo a domenica, chi pensi che potrà vincere il Giro delle Fiandre quest’anno?

In queste ultime gare abbiamo visto una supremazia di Cancellara, ma anche Boonen e Bennati sono in forma, quindi per domenica direi che oltre a loro tutti i belgi sono favoriti perchè corrono in casa, ma vedo bene anche Gilbert. Ma magari chissà, un Ballan, che ha già vinto un Fiandre, può dare la zampata finale.

 

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