“Spazio Ciclismo” diventa “Ultimo Chilometro” su Radio Manà Manà Sport

 

Cari amici, dopo aver trascorso il mese di Agosto a riposo, da un paio di settimane “Spazio Ciclismo” è tornato in forma completamente nuova: nuovo nome, nuova radio, nuovo orario.

Con la chiusura di Nuova Spazio Radio, infatti, l’emittente è diventata Radio Manà Manà Sport, e il sabato, giorno in cui nel palinsesto della nuova emittente vengono inseriti gli approfondimenti dedicati agli altri sport, trova spazio “Ultimo Chilometro”, in diretta dalle 18 alle 19, trasmissione che con il nuovo nome vuole continuare la missione che era di Spazio Ciclismo: raccontarvi il mondo delle due ruote attraverso i suoi protagonisti.

Ovviamente anche il blog subirà delle modifiche, in quanto verrà adattato alle esigenze del nuovo programma.

Vi aspetto quindi in diretta ogni sabato dalle 18 alle 19 sugli 88.100 in FM (per chi è a Roma) o in streaming audio su http://www.radiomanasport.it con “Ultimo Chilometro”!

“Spazio Ciclismo” cambia giorno e ora con puntate speciali!

A seguito dei cambiamenti di palinsesto di Nuova Spazio Radio, il nostro programma “Spazio Ciclismo” andrà in onda in una giornata diversa, il lunedì, dalle 13 alle 13:30. Domani, però, faremo una puntata speciale, sempre alla stessa ora, per parlare dei campionati italiani di ciclismo.
A partire dal 4 luglio, inoltre, “Spazio Ciclismo” andrà in onda tutti i giorni dal lunedì al venerdì per offrirvi una copertura massima sul Tour de France.

Carlo Gugliotta

Spazio Ciclismo: Enzo Vicennati, Stefano Zanatta e Giuseppe Girolamo ospiti della puntata di domani

Come ogni martedì, domani dalle 13 alle 14 andrà in onda la consueta puntata di “Spazio Ciclismo” in diretta su Nuova Spazio Radio.
Gli ospiti di domani saranno Enzo Vicennati, giornalista di Bicisport, con il quale faremo il punto sui risultati delle ultime gare, in modo particolare su come i corridori italiani stanno preparando il Tour de France e i campionati italiani. Commenteremo anche le notizie uscite in settimana sul caso Riccò. In seguito parleremo con il DS della Liquigas Stefano Zanatta di come sta Ivan Basso alla vigilia del Tour de France. Più tardi, insieme al direttore del sito http://www.cyclingworld.it Giuseppe Girolamo faremo il punto sulle gare che si stanno svolgendo in questo periodo, in modo particolare sul Giro del Delfinato e sul Giro di Svizzera.

La radio è ascoltabile sugli 88.100 in FM per chi è a Roma oppure online in tutto il mondo sul sito http://www.elleradio.it.

Carlo Gugliotta

Michele Scarponi: “Il prossimo obiettivo è la Vuelta”

 

Riportiamo l’intervista che Michele Scarponi, secondo classificato al Giro d’Italia 2011, ha rilasciato ai microfoni di “Spazio Ciclismo” martedì 7 Giugno 2011.

Michele, ti abbiamo disturbato in un periodo di riposo, ma ci tenevamo a farti i complimenti: possiamo dire che sei stato il primo degli “umani” vista la prova disumana di Contador.
Sì, in questo momento mi sto godendo un pò di relax dopo aver terminato il Giro d’Italia davanti a un ottimo Nibali e dietro a un grandissimo Contador, che anche questa volta ha dimostrato di essere un grandissimo campione. Io ho fatto del mio meglio e sono riuscito a fare secondo.

In molti hanno interpretato la tua tattica di non attaccare quasi mai frontalmente Contador come un giocare in difesa. Alla fine però possiamo dire che sei stato ripagato di questa scelta?
Non è così facile: durante la prima settimana ho cercato di attaccare Alberto ma sull’Etna aveva veramente un altro passo, poi ci ho provato successivamente ma ho capito che l’unico modo possibile per fare meglio degli altri era quello di correre in difesa. Alla fine sono riuscito ad arrivare secondo e credo di aver interpretato nel modo migliore il Giro.

A proposito di Etna, dopo quella tappa ti abbiamo visto visibilmente arrabbiato. Cosa è successo?
Sì perchè sull’Etna ci tenevo a fare bene ed avevo pochi secondi di distacco da Wiggins che era in maglia rosa, quindi sognavo di indossare la maglia di leader al termine di quella giornata. Ho cercato di attaccare Contador sperando andasse non troppo forte, invece aveva veramente un altro passo. Diciamo che quel giorno più che arrabbiato ero deluso perchè pensavo che le cose andassero diversamente.

Qual’è il tuo rapporto con la Lampre, squadra della quale sei stato il leader indiscusso al Giro d’Italia visto che anche un velocista come Petacchi in alcuni casi si è messo a fare il gregario per aiutarti?
Devo dire che con la Lampre mi sono trovato benissimo fin da subito, tant’è vero che oltre al Giro che ho concluso secondo questa è stata la mia migliore annata, perchè sono riuscito a vincere già dal Giro di Sardegna e sono andato bene sia alla Tirreno-Adriatico che al Trentino. Sicuramente è merito dell’allenamento ma anche della squadra, compresi meccanici e direttori sportivi. Alessandro è un grandissimo campione e vederlo lavorare per me dopo essere stato in maglia rosa per un giorno è stato bellissimo. Ci terrei a ringraziarlo: è una grande persona oltre che un grande corridore.

Qual’è stata la tua tappa migliore che hai corso al Giro?
Sicuramente quella del Gardeccia, perchè sono riuscito a conquistare la seconda posizione e sono rimasto molto vicino a Contador.

Quest’anno hai puntato tutto sul Giro. C’è la possibilità di vederti al Tour de France nei prossimi anni?
Penso di sì, quest’anno ho puntato molto sul Giro e a fine stagione proverò la Vuelta, ma l’anno prossimo mi piacerebbe correre il Tour. Ho partecipato alla corsa francese già nel 2004: preferisco il Giro perchè sono italiano e perchè secondo me è più bello, però il Tour è l’evento ciclistico più importante e ho intenzione di tornarci, magari già l’anno prossimo. Per quest’anno, ripeto, correrò in Spagna anche perchè la Vuelta è anch’essa una corsa bellissima, dove soprattutto gli spagnoli vanno molto forte e sarà dura, ma lavorerò anche in vista del Giro di Lombardia, che è un altro appuntamento importante per me visto il secondo posto dell’anno scorso dietro a Gilbert.

Che idea ti sei fatto sul Tour di quest’anno? Quali saranno secondo te gli uomini da battere?
A parte Contador credo che l’uomo da battere sia Andy Schleck, in quanto ha preparato nello specifico la corsa. Poi ci saranno Cadel Evans e anche Ivan Basso: per quest’ultimo spero solo che la caduta non gli abbia rallentato troppo la preparazione. Vorrei anche aggiungere un altro nome a sorpresa, quello di Brajkovic: l’anno scorso ha battuto Contador al Delfinato, chissà che quest’anno non lo faccia al Tour.

A proposito di Contador, quando lo vediamo in bici sembra un marziano. Tu che lo conosci bene, com’è fuori dalle corse?
In gara vederlo pedalare con quella facilità ti scoraggia anche, però è davvero forte e non possiamo dirgli nulla. Io sono stato compagno di Alberto alla Liberty Seguros nel 2005 e giù dalla bici scherziamo spesso, è un tipo alla mano ed è molto simpatico. Non lo credo solo io però, perchè nel gruppo tutti lo rispettano. E’ un grande sia per le sue imprese che per il suo comportamento fuori dalle corse, anche se alle volte fa arrabbiare perchè va troppo forte!

Carlo Gugliotta

Solo i ciclisti vengono controllati?

I lettori mi perdoneranno se entro “a gamba tesa” su un argomento che in linea di massima non mi dovrebbe competere, ma quando anche in altri sport al di fuori del ciclismo c’è qualcosa che non quadra, tutto questo dovrebbe portarci a fare una riflessione più generica. Premesso che a chi vi scrive piace molto il gioco del pallone, tanto da avere iniziato a muovere i primi passi nel giornalismo proprio come cronista del calcio giovanile e dilettantistico, mi risulta difficile non pensare a una grossa macchia che sta uscendo fuori in questi giorni nei quali si parla di scommesse, di gare pilotate e di giocatori narcotizzati. Già, avete capito bene, cari appassionati di ciclismo: narcotizzati. Stando a quello che riportano le varie fonti, per cercare di indirizzare un certo risultato i calciatori venivano narcotizzati con dei sonniferi, al punto che, come riporta la Gazzetta dello Sport di stamattina, si viene a scoprire che alcuni atleti della Cremonese si sentono male nell’intervallo di una partita e addirittura uno di loro finisce fuori strada con la propria auto mentre sta tornando a casa. Ora non voglio entrare nel merito del calcio scommesse, voglio semplicemente sottolineare una cosa: per quale motivo Gervasoni, il calciatore della Cremonese vittima dell’incidente d’auto, non è stato fermato prima di mettersi al volante? Mi spiego meglio: noi che siamo abituati a seguire le fatiche dei ciclisti, siamo anche abituati al famigerato controllo antidoping. Al termine di ogni gara e in ogni possibile momento anche fuori dalle corse i ciclisti vengono controllati con le analisi di sangue ed urine. La domanda che mi pongo è la seguente: perchè Gervasoni non è stato controllato? Non me la sto prendendo con il giocatore della Cremonese nè voglio supporre chissà che cosa, sia ben chiaro: voglio solo mostrare quanta discrepanza c’è tra il ciclismo e il calcio. Nel primo sport un atleta viene controllato notte e giorno, perfino quando va al cinema o quando decide di prendersi un periodo di vacanza, nel secondo neanche quando ci si sente male vengono effettuate le analisi di sangue e urina. Perchè tutto questo? Perchè un ciclista deve essere controllato e un calciatore no, neanche quando sta male? Solo dopo l’incidente Gervasoni è stato sottoposto alle analisi: se fosse successo prima si sarebbe evitato questo incidente e soprattutto i fatti forse si sarebbero conosciuti prima.
Ma soprattutto voglio chiedere agli appassionati di ciclismo: e se fosse stato un ciclista ad essere stato narcotizzato, cosa sarebbe successo? Vedo già la gogna mediatica, la ghigliottina pronta a tagliare la testa per l’ennesima volta a uno sport meraviglioso come quello delle due ruote. Ma stavolta la bici non c’entra nulla: stavolta c’è di mezzo il pallone, e insieme a lui sponsor, biglietti per lo stadio, diritti tv e chi più ne ha più ne metta. Pensate: un calciatore ingerisce un sonnifero, gioca la sua partita e poi torna a casa. E l’antidoping? E le analisi? Nessuno ci vieta di pensare, per chi vuole crederlo, che il calcio sia uno sport pulito, ma per il bene dei calciatori e per la credibilità del pallone forse è meglio fare qualche prelievo di sangue in più piuttosto che far schiantare un atleta con la macchina dopo averlo fatto giocare narcotizzato. Con un controllo antidoping si sarebbe scoperto che Gervasoni è un giocatore pulito, che si allena e che non ha bisogno di sostanze per essere un buon elemento in campo, ma perlomeno si sarebbe saputo subito che ha ingerito un sonnifero.
Probabilmente tutto resterà così: il caso delle scommesse verrà analizzato dalla giustizia e si arriverà ad una soluzione, ma la salute degli atleti resterà sempre in secondo piano. Del resto se circolano così tanti soldi perchè ci dovrebbe stare di mezzo la salute?

Carlo Gugliotta.

Andrea Noè: “Il Ciclismo già mi manca!”

 

Riportiamo l’intervista che Andrea Noè ha rilasciato durante il programma “Spazio Ciclismo” di martedì 24 Maggio 2011.

 

Andrea, sei reduce da questa avventura del Giro d’Italia. Avevi detto alla vigilia della partenza che sarebbe stata la tua ultima partecipazione alla corsa rosa ma un virus non ti ha permesso di arrivare fino alla fine. Come ti senti adesso?

Sì, ho inseguito questo Giro per due anni e poi un banale virus non mi ha permesso di terminarlo. Terminerò lo stesso la mia avventura a Milano però: non ci andrò in bicicletta ma sarò sicuramente lì come tifoso. Adesso fisicamente sto meglio, anche se mentalmente non va ancora bene perchè essere al Giro fino a ieri e oggi seguirlo da casa non è assolutamente facile.

 

Ma con la forma che hai dimostrato di avere, visto che sei anche entrato in alcune fughe durante la corsa, siamo sicuri che questa tua decisione di lasciare sia irrevocabile?

La condizione fisica c’era e sapevo di averla perchè mi sono preparato bene, però ho anche 42 anni ed è giusto lasciare ora, non andrebbe bene nè per me nè per il ciclismo continuare. Io sono un tipo schietto, quando dico una cosa poi la faccio, purtroppo l’avventura si è conclusa male ma è andata così. Adesso farò due o tre circuiti post giro e poi basta.

 

Tu sei stato un vero e proprio stakanovista del Giro, in quanto dal 1994 a oggi hai preso parte a tutte le edizioni della corsa rosa tranne un paio. Possiamo dire che il Giro è la competizione alla quale sei più affezionato?

Sicuramente sì, ne ho fatti sedici e ne ho conclusi quattordici, non ho chiuso solo il primo e l’ultimo che ho fatto per problemi fisici. Non ho scelto a caso il Giro per concludere la mia lunga carriera, in quanto sono molto legato a questa corsa, ho indossato la maglia rosa e sono il più anziano ad averla indossata, ho vinto tappe, ho corso in squadra con Rominger e con Di Luca che ne hanno vinti uno a testa, quindi sono legato indissolubilmente al Giro.

 

Come sta la tua squadra, la Farnese Vini? Prima della partenza si è parlato molto dell’esclusione di Guardini, adesso però sembra che i risultati stiano arrivando e la vittoria di Gatto è la ciliegina sulla torta del giro che sta correndo la squadra.

Sapevamo tutti che questo Giro era molto duro. Guardini è molto bravo, ha vinto molte gare ma è giusto che maturi sotto la guida di Scinto. Abbiamo vinto una tappa, stiamo correndo bene e credo che ci saranno altre tappe adatte ai miei compagni, quindi approvo le scelte che ha fatto Luca perchè ha portato un gruppo che, nonostante la sfortuna, si è sempre fatto vedere anche con lunghe fughe. Secondo me la Farnese sta facendo un ottimo Giro e credo che anche Visconti abbia la gamba per vincere, tra l’altro mi ha detto che mi avrebbe dedicato la vittoria quindi lo aspetto.

 

Tu che hai corso vicino a Contador, puoi dirci se secondo te esiste una maniera per batterlo?

E’ molto difficile, per battere Contador deve andare in crisi. Ha dimostrato di non avere rivali e di riuscire a trovare alleanze anche con altre squadre, quindi sta correndo in modo intelligente. Se non ha un giorno di crisi il Giro è suo, anche perchè ormai è rimasto solo il Colle delle Finestre.

 

Hai già dei progetti per il futuro? Ti rivedremo ancora all’interno del mondo del ciclismo, magari come direttore sportivo?

Ho lasciato la bici da pochissimi giorni e già mi manca. E’ giusto staccare anche perchè ho una famiglia che ha sempre assecondato. Rimanere dentro mi piacerebbe sicuramente, vedremo che possibilità ci saranno.

 

Per un giovane che vuole avvicinarsi al ciclismo e che vorrebbe diventare un professionista che consigli puoi dargli dall’alto della tua esperienza?

Dico che bisogna fare questo sport con serietà. Il ciclismo è difficile, impegnativo, e bisogna dedicarsi a questo con la massima serietà. Se ha le doti poi verranno sicuramente fuori, senza problemi.

 

 

 

Carlo Gugliotta

Gilbert mette tutti in riga. Nibali speranza per il futuro?

Dopo un inizio di stagione all’insegna dei gregari diventati campioni per un giorno, Philippe Gilbert rimette tutti in riga e si conferma l’uomo da battere per le grandi classiche di un giorno. Dopo aver conquistato l’Amstel Gold Race domenica scorsa e la Freccia Vallone mercoledì, ieri il belga è riuscito a conquistare una storica tripletta. Tre gare consecutive ognuna a distanza di tre giorni l’una dall’altra. Un primato che fa in parte commuovere noi italiani, visto che l’ultimo ad essere riuscito in questa impresa era stato Davide Rebellin.

Gilbert è stato più forte di tutto e di tutti: nonostante nel finale sia rimasto davanti da solo contro i due fratelli Schleck, in una situazione quindi non molto favorevole visto che i due lussemburghesi avrebbero potuto far valere meglio il gioco di squadra, negli ultimi metri i due uomini del Team Leopard sono stati staccati e con un’azione bellissima Gilbert ha ottenuto la vittoria che da sempre aveva sognato, quella a due passi da casa sua, quella di Liegi, proprio lui che è nato ai piedi della Redoute.

Di contraltare al successo di Gilbert ci sono i rimpianti della Leopard: Andy Schleck non è arrivato al massimo della forma ai piedi del Saint Nicolas e si è messo a lavorare per Frank, ma nonostante la superiorità numerica non sono riusciti a battere il belga. La squadra deve quindi accontentarsi di un altro piazzamento in una classica-monumento dopo i vari secondi posti di Cancellara alla Sanremo e sul pavè. L’inizio della stagione della Leopard è stato molto deludente: ci si aspettava almeno una vittoria in una di queste corse visto che si tratta di un team bene attrezzato anche per affrontare le classiche, ma coloro che pensavano che nella squadra lussemburghese ci fossero troppi capitano (Cancellara, i due Schleck e Bennati) e pochi gregari, probabilmente aveva ragione. Sicuramente sul pavè è mancata la squadra al leader svizzero, mentre ieri i due fratelli non sono riusciti a sfruttare la superiorità numerica.

Tanti rimpianti anche per i colori azzurri: il primo degli italiani è stato Vincenzo Nibali, ottavo classificato. Il siciliano ha sicuramente il merito di essere comunque arrivato tra i primi, ma in generale ci si aspettava qualcosa di più dagli italiani, in modo particolare da Damiano Cunego, visto che Ivan Basso in settimana ha dichiarato di non essere al top della forma, condizione che gli ha precluso il Giro d’Italia. Nibali non stava molto bene al mattino, ma nonostante questo è riuscito a classificarsi tra i primi dieci. Anche se ha già vinto una Vuelta, si tratta di un corridore giovane, che può e deve fare ancora molto anche nelle classiche. L’obiettivo principale di Vincenzo è il Giro e si sa che quest’anno, se si arriva all’appuntamento troppo in forma si rischia di mancare nelle ultime decisive tappe, quindi non possiamo chiedere di più allo Squalo dello Stretto. Possiamo chiedergli però di riprovarci, visto che ha dimostrato di avere le carte in regola non solo per vincere le grandi corse a tappe ma anche per portare a casa la Liegi.

Carlo Gugliotta

Andrea Tafi: “Cancellara rimane l’uomo da battere”

Riportiamo l’intervista che Andrea Tafi ha rilasciato ai microfoni della trasmissione radiofonica Spazio Ciclismo martedì 12 Aprile 2011. 

Andrea, rimane molto amaro in bocca per noi italiani al termine delle corse sul pavè. Ci aspettavamo almeno un minimo di riscatto dopo il Fiandre ma alla Roubaix c’è stato solo il sesto posto di Alessandro Ballan.

Domenica è stata una Roubaix un po’ anomala, in quanto c’è stata uan fuga da lontano ma anche molto caldo, il quale non si percepisce spesso durante le Classiche del Nord.  I vari corridori candidati alla vittoria finale sono venuti fuori ma per gli italiani c’è solo il sesto posto di Ballan, che per me è buono. Bisogna accettare il verdetto e aspettare tempi migliori.

Secondo te ci sono in Italia dei veri e propri uomini adatti al pavè?

Direi che ci sono dei momenti che fanno un’epoca e dopo me, Ballerini e Bartoli c’è stato un ricambio generazionale. Il problema è che in questi tipi di gare bisogna crederci fino in fondo e se non ci crediamo fino alla fine è molto difficile conquistare la vittoria. Bisogna crederci, non basta mai.

Per i colori azzurri c’è stata anche molta sfortuna. Daniel Oss, una delle nostre speranze per il futuro, è caduto in un momento cruciale della corsa mentre al Giro delle Fiandre sempre Oss è caduto in una zona sempre lontana dal traguardo ma sempre in un punto in cui bisogna stare davanti o diventa impossibile recuperare.

Sì, in questo tipo di corse è facilissimo cadere e forare, bisogna anche avere un briciolo di fortuna ovviamente. Non serve solo andare bene, la fortuna è alla base di tutto.

Veniamo ora a Van Summeren, il vincitore della parigi-Roubaix, perché la sua vittoria è stata meritata ma è nata una polemica su Cancellara il quale è rimasto solo con Ballan e Hushovd a pochi chilometri dall’arrivo e ha preferito non tirare. Tu che idea ti sei fatto su questo atteggiamento dello svizzero?

Per me Ballan ha fatto il massimo ed essendo in tre l’unico che ha sbagliato è stato Cancellara, in quanto Hushovd aveva un uomo davanti e Fabian non poteva pretendere che andasse a riprendere un suo compagno di squadra, questo senza dubbio. Cancellara si è ritrovato spiazzato, però se io avessi avuto la birra che aveva lui al carrefour de l’arbre io avrei dato tutto dall’inizio alla fine di un settore di pavè e avrei spinto al massimo fino alla conclusione. Secondo me, insomma, c’è stata anche una leggerezza: venticinque secondi non sono tantissimi e si poteva andare a chiudere quel buco e rimettere in gioco tutta la Roubaix.

 Il campione del mondo Hushovd invece non ha voluto accettare la sfida con Cancellara e ha vinto un suo compagno. Come giudichi la sua prestazione?

Secondo me il campione del mondo non ha collaborato con Cancellara perché lo vedeva troppo superiore a lui sul pavè, quindi ha cercato di risparmiare energie. Forse cancellara non ha capito questo, pensava che volesse solo stargli a ruota per beffarlo, però guarda caso quando lo svizzero ha cercato di andar via da solo nel finale Hushovd non ce l’ha fatta a stargli dietro. Tutto questo vuol dire che il campione del mondo stava a ruota perché non ce la faceva più oltre al fatto di avere Vansummeren davanti. E’ lì la chiave della corsa.  Io credo comunque che Cancellara sia tuttora l’uomo da battere in queste corse.

Vansummeren da gregario è riuscito comunque a vincere una classica-monumento. Ancora una volta un gregario, un uomo che dovrebbe aiutare il capitano, vince una grande corsa. Ma nelle corse di un giorno, si può parlare ancora di gregari non solo dopo il suo exploit, ma anche quello di Goss e di Nuyens al Fiandre?

Prima di tutto c’è da dire che per noi italiani Vansummeren non era considerato tra i favoriti mentre in Belgio lo era, io ci sono stato e posso esserne testimone oculare.  La Garmin, mandando un gregario di lusso come lui in avanscoperta fin dalle prime battute ha potuto giocarsi la gara nel migliore dei modi. In generale, però, è vero che il ciclismo è cambiato, non è più come una volta, quando c’era un solo capitano. Ora si spazia maggiormente, quandi qualcuno può emergere se ha le gambe.

Carlo Gugliotta

Roubaix a Vansummeren: si può parlare ancora di gregari?

 

Arriva ancora chi non ti aspetti: il corridore belga Vansummeren, contro ogni pronostico della vigilia, si aggiudica una Parigi-Roubaix caratterizzata dalla polvere e dal caldo. Ancora una volta Fabian Cancellara è stato battuto (seconda piazza per lui) mentre l’altro nome caldo, Tom Boonen, ha dovuto alzare bandiera bianca nella terribile foresta di Aremberg a causa di un problema alla bicicletta. Dopo i vari Goss alla Sanremo e Nuyens al Fiandre, un altro di quelli che vengono definiti in gergo “gregari” è riuscito a vincere su uno dei traguardi più prestigiosi della storia del ciclismo mondiale. Il trionfo di Vansummeren è un lavoro di tattica di squadra: la Garmin Cervelo, infatti, pur avendo nel campione del mondo Thor Hushovd uno dei leader indiscussi, è riuscita a giocare bene le proprie carte in tavola e il belga, che aveva ancora molta birra in corpo al Carrefour de l’arbre è partito da solo, lasciando indietro i compagni di fuga che non erano corridori sui quali molti avrebbero scommesso sulla vittoria finale, ma dato che Cancellara, Ballan e lo stesso Hushovd non si sono messi d’accordo per tirare un pò per ciascuno quando si erano ritrovati davanti, i sette ne hanno approfittato e da loro è spuntato fuori Vansummeren.

Credo sia inevitabile, a questo punto, fare una considerazione di carattere più generico. Si può parlare, ormai di “gregario” nelle corse di un giorno? Si può ancora parlare di uomo di fatica che aiuta il capitano a vincere le corse? Vansummeren è partito da gregario, lo è sempre stato, in quanto le vittorie personali prima di ieri si contavano con il contagocce, ma nonostante avesse dovuto aiutare il campione del mondo a vincere è riuscito a tagliare per primo il traguardo. E lo stesso discorso vale anche per gli altri due vincitori delle altre classiche monumento fin qui disputate, la Milano-Sanremo e il Giro delle Fiandre: Nuyens e Goss erano due gregari, ma sono riusciti a vincere. Queste vicende riportano alla mente soprattutto un nostro grandissimo ex corridore, gregario e poi grandissimo capitano nella sua carriera ciclistica, mi riferisco a Paolo Bettini, che da gregario di Michele Bartoli è riuscito a diventare capitano prima della Mapei e poi della Quick Step. Viene da pensare, a questo punto, che almeno nelle corse di un giorno non si può parlare più di “gregariato”: tutti i corridori che partono sono dei potenziali vincitori, in quanto è risaputo che le classiche di un giorno sono delle gare imprevedibili, durante le quali chi sbaglia non ha tempo per recuperare come si fa in una corsa a tappe. Ci si gioca tutto e subito: e allora se le strategie studiate al mattino e nei giorni precedenti per portare a casa la vittoria non funzionano, bisogna lavorare in corsa e non sempre il capitano si trova in posizione perfetta. Vince chi ne ha di più, vince chi non è vittima di forature, di guasti meccanici o di cadute. E allora da questo punto di vista nessuno può essere definito gregario: chiunque può perdere e chiunque può vincere.

 

Carlo Gugliotta

Due chiacchiere con… Andrea Tafi

Riportiamo l’intervista rilasciata dall’ex campione Andrea Tafi ai microfoni della trasmissione radiofonica “Spazio Ciclismo” il 29 marzo 2011.

 

Andrea, noi ti abbiamo interpretato in quanto chi più di te può essere esperto del Giro delle Fiandre? Non solo l’hai vinto una volta nel 2002, ma hai anche vinto l’altra corsa più importante che si svolge sul pavè, la Parigi-Nizza, nel 1999. Come ci si prepara per affrontare la Campagna del Nord?

Direi innanzitutto che alla base c’è un lavoro intenso da svolgere nei mesi precedenti a questa corsa, già dai primi di dicembre iniziamo ad allenarci per questi obiettivi. Il famoso Inferno del Nord si prepara molti mesi prima e soprattutto si fa una preparazione specifica, come la resistenza al fondo, cercando degli strappi nelle nostre zone che possano assomigliare ai muri del Giro delle Fiandre. Nella nostra zona, nella Toscana, ci sono molte salite che ci aiutano a prepararci e questo è stato un valore aggiunto per allenarsi al meglio.

 

Quanto tempo prima inizia la preparazione?

Si inizia già dai primi di dicembre con questo obiettivo, in quanto, come dicevo anche in precedenza, non ci si può improvvisare per affrontare questo evento. I lavori specifici andranno poi fatti nell’ultimo mese e mezzo, in quanto bisogna simulare quelle che potrebbero essere le difficoltà del percorso. L’ideale è andare in Belgio un pò di tempo prima, magari affrontando alcune di quelle corse sul pavè antecedenti il Fiandre, al fine di poter preparare al meglio la corsa. La gara vinta da Cancellara, ad esempio, il GP Harelbeke, è una gara che si svolge su molti dei muri che vengono affrontati al Fiandre, e questo ci permette non solo di provarli in prima persona ma anche di vedere come stanno i nostri avversari. Ovviamente, la Campagna del Nord arriva fino alla Roubaix, quindi bisogna fare un bel sacrificio perchè si è lontani da casa, ma se hai la condizione giusta e lo affronti con lo spirito giusto puoi tornare con la consapevolezza di aver fatto qualcosa di grande.

 

A proposito di Roubaix, per chi non è un corridore professionista verrebbe da pensare che quest’ultima è più semplice da impostare tatticamente rispetto al Fiandre, almeno sulla carta, in quanto non ci sono i muri ma “solo” i tratti in pavè. E’ davvero così?

Sulla carta sembrerebbe così perchè i pezzi in pavè sono pianeggianti, invece non è così perchè quando ci si avvicina a questi tratti si è al massimo, come se fosse una salita. Anche questo è importante nella preparazione: bisogna intervallare le pulsazioni del cuore in diversi periodi così ti abitui alle sollecitazioni delle pietre.

 

Queste corse sono diverse da affrontare rispetto a tutte le altre perchè hanno davvero un fascino naturale essendoci il pavè. Tu che hai corso su quelle strade puoi confermarcelo?

Sicuramente è così. La particolarità di queste corse è l’unicità. Queste corse uniche ti rende ancora più importante vincerle, qualsiasi corridore in carriera vorrebbe vincerle. Io sono abbastanza privilegiato perchè le ho vinte tutte e due e sono stato l’unico italiano ad aver centrato questa doppietta, quindi questo mi riempie d’orgoglio.

 

Tu inoltre non ti sei concentrato solo nella prima parte di stagione con queste classiche monumento ma hai anche vinto un Giro di Lombardia e tre Giri del Lazio, che si correva a settembre, quindi riuscivi ad importi anche nel finale di stagione. Questo non è da sottovalutare perchè spesso ai ciclisti si rimprovera di puntare tutto su una gara e poi basta.

Io penso che per un corridore sia giusto programmare la propria stagione visto che le gare sono tantissime, però bisogna programmarsi in base alle proprie possibilità. Per me, per esempio, le classiche erano il primo obiettivo stagionale, poi, ahimè, prendevo un piccolo stacco durante il Giro d’Italia, che è la corsa più bella per un italiano ma ero consapevole dei miei limiti e quindi dovevo soprassedere, però nel finale di stagione ero sempre là a combattere per la vittoria. Per quanto riguarda il Giro del Lazio, la prima volta che l’ho vinto per me è stata un’emozione grandissima e lì ho assaporato, per la prima volta, quelle che sono le strade della Roubaix percorrendo l’Appia Antica, una strada piena di pavè e di buche che mi ha fatto scattare quella molla. Devo tantissimo da questo punto di vista al Giro del Lazio e vorrei fare un appello: il Giro del Lazio deve ritornare all’ombra del Colosseo, perchè in questi anni si è perso un pochino ma spero davvero che possa riprendersi la sua collocazione nel calendario ciclistico. La prima volta che ho affrontato l’Appia Antica ero solo, e questo mi ha dato un senso di quello che era la Roma Antica. Per me è una corsa mitica e lo sarà sempre.

 

Tra l’altro tu hai trascorso molti anni della tua carriera nella Mapei, lo squadrone che aveva tra i suoi protagonisti anche Franco Ballerini, Michele Bartoli, Paolo Bettini e Johan Musseuw. In seguito lo sponsor si è ritirato e dalle sue ceneri è nata la Quick Step. Ormai, però, possiamo dire che questo team è interamente votato alla causa Boonen.

Con la Mapei ho trascorso nove anni fantastici e abbiamo creato una famiglia formata da tantissimi campioni, abbiamo imparato a condividre gare che molti di noi avrebbero potuto vincere. La mia amicizia con Franco Ballerini era vera, sincera: la scorsa settimana, per esempio, è venuto a casa mia Johan Musseuw, vincitore di molti Giri delle Fiandre e di molte Roubaix. Tra noi corridori si è formato un vero rapporto di amicizia che dura anche ora che non corriamo più. Vi posso anche dire un aneddoto particolare: quando siamo arrivati, nel 1996, tutti insieme noi tre della Mapei, io, Bortolami e Musseuw, per me sul subito è stata una grande delusione perchè ero già in fuga e sono rientrati su di me. Forse prima c’era anche un pò più di gerarchia sul capitano rispetto ad oggi dove molti giovani credono di essere già dei campioni affermati, ma posso dire che in quella data io avrei potuto tranquillamente vincere. Subito dopo il taglio dell’arrivo, però, ho capito che la cosa giusta da fare era stata quella, anche perchè la mia generosità mi ha fatto acquisire rispetto dai miei compagni e soprattutto credo di aver dato un esempio positivo a chi segue il ciclismo. Del resto, credo che per aver gareggiato così tanto in Belgio credo di essere più famoso là che in Italia, ma penso anche di aver lasciato qualcosa di positivo a chi seguiva le corse in quegli anni.

 

Del resto basti pensare a come ti ha accolto il velodromo di Roubaix nel 2005, l’anno in cui hai corso la tua ultima Parigi-Roubaix.

Beh sì, del resto in Belgio il ciclismo è lo sport nazionale mentre da noi lo è il calcio. La cosa mi fa davvero piacere.

 

Venendo a domenica, chi pensi che potrà vincere il Giro delle Fiandre quest’anno?

In queste ultime gare abbiamo visto una supremazia di Cancellara, ma anche Boonen e Bennati sono in forma, quindi per domenica direi che oltre a loro tutti i belgi sono favoriti perchè corrono in casa, ma vedo bene anche Gilbert. Ma magari chissà, un Ballan, che ha già vinto un Fiandre, può dare la zampata finale.