Andrea Noè: “Il Ciclismo già mi manca!”

 

Riportiamo l’intervista che Andrea Noè ha rilasciato durante il programma “Spazio Ciclismo” di martedì 24 Maggio 2011.

 

Andrea, sei reduce da questa avventura del Giro d’Italia. Avevi detto alla vigilia della partenza che sarebbe stata la tua ultima partecipazione alla corsa rosa ma un virus non ti ha permesso di arrivare fino alla fine. Come ti senti adesso?

Sì, ho inseguito questo Giro per due anni e poi un banale virus non mi ha permesso di terminarlo. Terminerò lo stesso la mia avventura a Milano però: non ci andrò in bicicletta ma sarò sicuramente lì come tifoso. Adesso fisicamente sto meglio, anche se mentalmente non va ancora bene perchè essere al Giro fino a ieri e oggi seguirlo da casa non è assolutamente facile.

 

Ma con la forma che hai dimostrato di avere, visto che sei anche entrato in alcune fughe durante la corsa, siamo sicuri che questa tua decisione di lasciare sia irrevocabile?

La condizione fisica c’era e sapevo di averla perchè mi sono preparato bene, però ho anche 42 anni ed è giusto lasciare ora, non andrebbe bene nè per me nè per il ciclismo continuare. Io sono un tipo schietto, quando dico una cosa poi la faccio, purtroppo l’avventura si è conclusa male ma è andata così. Adesso farò due o tre circuiti post giro e poi basta.

 

Tu sei stato un vero e proprio stakanovista del Giro, in quanto dal 1994 a oggi hai preso parte a tutte le edizioni della corsa rosa tranne un paio. Possiamo dire che il Giro è la competizione alla quale sei più affezionato?

Sicuramente sì, ne ho fatti sedici e ne ho conclusi quattordici, non ho chiuso solo il primo e l’ultimo che ho fatto per problemi fisici. Non ho scelto a caso il Giro per concludere la mia lunga carriera, in quanto sono molto legato a questa corsa, ho indossato la maglia rosa e sono il più anziano ad averla indossata, ho vinto tappe, ho corso in squadra con Rominger e con Di Luca che ne hanno vinti uno a testa, quindi sono legato indissolubilmente al Giro.

 

Come sta la tua squadra, la Farnese Vini? Prima della partenza si è parlato molto dell’esclusione di Guardini, adesso però sembra che i risultati stiano arrivando e la vittoria di Gatto è la ciliegina sulla torta del giro che sta correndo la squadra.

Sapevamo tutti che questo Giro era molto duro. Guardini è molto bravo, ha vinto molte gare ma è giusto che maturi sotto la guida di Scinto. Abbiamo vinto una tappa, stiamo correndo bene e credo che ci saranno altre tappe adatte ai miei compagni, quindi approvo le scelte che ha fatto Luca perchè ha portato un gruppo che, nonostante la sfortuna, si è sempre fatto vedere anche con lunghe fughe. Secondo me la Farnese sta facendo un ottimo Giro e credo che anche Visconti abbia la gamba per vincere, tra l’altro mi ha detto che mi avrebbe dedicato la vittoria quindi lo aspetto.

 

Tu che hai corso vicino a Contador, puoi dirci se secondo te esiste una maniera per batterlo?

E’ molto difficile, per battere Contador deve andare in crisi. Ha dimostrato di non avere rivali e di riuscire a trovare alleanze anche con altre squadre, quindi sta correndo in modo intelligente. Se non ha un giorno di crisi il Giro è suo, anche perchè ormai è rimasto solo il Colle delle Finestre.

 

Hai già dei progetti per il futuro? Ti rivedremo ancora all’interno del mondo del ciclismo, magari come direttore sportivo?

Ho lasciato la bici da pochissimi giorni e già mi manca. E’ giusto staccare anche perchè ho una famiglia che ha sempre assecondato. Rimanere dentro mi piacerebbe sicuramente, vedremo che possibilità ci saranno.

 

Per un giovane che vuole avvicinarsi al ciclismo e che vorrebbe diventare un professionista che consigli puoi dargli dall’alto della tua esperienza?

Dico che bisogna fare questo sport con serietà. Il ciclismo è difficile, impegnativo, e bisogna dedicarsi a questo con la massima serietà. Se ha le doti poi verranno sicuramente fuori, senza problemi.

 

 

 

Carlo Gugliotta

Giro delle Fiandre: Nuyens vince una corsa d’altri tempi

E’ stato sicuramente un Giro delle Fiandre spettacolare quello che si è appena concluso: premesso che si tratta di una corsa che non perderà mai il suo appeal, in quanto i muri in pavè sono qualcosa di unico al mondo, quest’anno il finale è stato ancora più bello perchè incerto fino all’ultimo metro. A trionfare è stato Nick Nuyens, corridore belga che da molti poteva essere considerato quasi un outsider in quanto negli anni precedenti non è mai riuscito ad ottenere una vittoria di particolare rilievo. Solo quest’anno, pochi giorni fa, è riuscito a vincere la Dwars door Vlaanderen, corsa di apertura della Campagna del Nord, ma in pochi si sarebbero aspettati una sua vittoria alla vigilia. La gara è stata animata da quando mancavano 86 km al traguardo, quando Chavanel ha tentato una fuga, mentre l’uomo più atteso, Fabian Cancellara, è rimasto senza squadra ma non si è perso d’animo, cosciente forse di essere l’uomo più forte. Ma stavolta ha sbagliato, o forse ha semplicemente esagerato: pur essendo un fuoriclasse, infatti, gli uomini sono fatti di due gambe e di un’energia limitata. Fabian è partito in un tratto di pianura come una moto quando mancavano circa 40 km al traguardo, ma una volta arrivato sul Grammont ha pagato caro lo sforzo ed è entrato in crisi. Chavanel, Ballan, Boonen, Gilbert e Hincapie, per fare i nomi più importanti di coloro che erano nel gruppetto subito dietro lo svizzero, sono riusciti a riprenderlo ai piedi dell’ultimo muro e sul tratto in pavè Gilbert e il nostro Ballan hanno tentato un’azione personale, senza però riuscire ad arrivare da soli fino all’ultimo chilometro. Nel finale ecco l’uomo che meno ti aspetti: rimasti soli lo svizzero, Chavanel e Nuyens, quest’ultimo ha beffato tutti allo sprint, piazzandosi dietro Cancellara e superandolo negli ultimi chilometri.
La seconda grande classica stagionale non ha dunque tradito le attese: dopo una Milano-Sanremo emozionante, incertissima fino alla fine, anche stavolta gli appassionati di ciclismo sono rimasti incollati alla tv fino alla fine. Si è visto un Cancellara “umano”, non più il robot che una volta scattato lo si rivedeva subito dopo il traguardo. Ed è molto significativa anche l’immagine di Boonen, l’altro grande atteso di giornata che ha tagliato il traguardo in quarta posizione, che subito dopo l’arrivo è scoppiato in lacrime, come a sciogliere la tensione accumulata nei giorni precedenti la corsa. E per quanto riguarda i nostri colori, ai microfoni degli inviati Rai, si è percepita la rabbia di Daniel Oss, vittima di una foratura nella parte centrale di gara, la tristezza di Filippo Pozzato, che sperava di far meglio, la delusione di Alessandro Ballan, che ci ha provato fino alla fine ma che non ha tagliato il traguardo tra i primi dieci. E di contraltare c’è la grande felicità di Nuyens, colui che sembrava un talento incompiuto e che oggi ha vinto una delle gare più importanti della sua vita.
Si è visto un ciclismo di altri tempi: emozioni, rabbia, tristezza, grinta e felicità sono stati l’ingrediente in più di una corsa che resterà per sempre mitica.

 

 

Carlo Gugliotta