Gilbert mette tutti in riga. Nibali speranza per il futuro?

Dopo un inizio di stagione all’insegna dei gregari diventati campioni per un giorno, Philippe Gilbert rimette tutti in riga e si conferma l’uomo da battere per le grandi classiche di un giorno. Dopo aver conquistato l’Amstel Gold Race domenica scorsa e la Freccia Vallone mercoledì, ieri il belga è riuscito a conquistare una storica tripletta. Tre gare consecutive ognuna a distanza di tre giorni l’una dall’altra. Un primato che fa in parte commuovere noi italiani, visto che l’ultimo ad essere riuscito in questa impresa era stato Davide Rebellin.

Gilbert è stato più forte di tutto e di tutti: nonostante nel finale sia rimasto davanti da solo contro i due fratelli Schleck, in una situazione quindi non molto favorevole visto che i due lussemburghesi avrebbero potuto far valere meglio il gioco di squadra, negli ultimi metri i due uomini del Team Leopard sono stati staccati e con un’azione bellissima Gilbert ha ottenuto la vittoria che da sempre aveva sognato, quella a due passi da casa sua, quella di Liegi, proprio lui che è nato ai piedi della Redoute.

Di contraltare al successo di Gilbert ci sono i rimpianti della Leopard: Andy Schleck non è arrivato al massimo della forma ai piedi del Saint Nicolas e si è messo a lavorare per Frank, ma nonostante la superiorità numerica non sono riusciti a battere il belga. La squadra deve quindi accontentarsi di un altro piazzamento in una classica-monumento dopo i vari secondi posti di Cancellara alla Sanremo e sul pavè. L’inizio della stagione della Leopard è stato molto deludente: ci si aspettava almeno una vittoria in una di queste corse visto che si tratta di un team bene attrezzato anche per affrontare le classiche, ma coloro che pensavano che nella squadra lussemburghese ci fossero troppi capitano (Cancellara, i due Schleck e Bennati) e pochi gregari, probabilmente aveva ragione. Sicuramente sul pavè è mancata la squadra al leader svizzero, mentre ieri i due fratelli non sono riusciti a sfruttare la superiorità numerica.

Tanti rimpianti anche per i colori azzurri: il primo degli italiani è stato Vincenzo Nibali, ottavo classificato. Il siciliano ha sicuramente il merito di essere comunque arrivato tra i primi, ma in generale ci si aspettava qualcosa di più dagli italiani, in modo particolare da Damiano Cunego, visto che Ivan Basso in settimana ha dichiarato di non essere al top della forma, condizione che gli ha precluso il Giro d’Italia. Nibali non stava molto bene al mattino, ma nonostante questo è riuscito a classificarsi tra i primi dieci. Anche se ha già vinto una Vuelta, si tratta di un corridore giovane, che può e deve fare ancora molto anche nelle classiche. L’obiettivo principale di Vincenzo è il Giro e si sa che quest’anno, se si arriva all’appuntamento troppo in forma si rischia di mancare nelle ultime decisive tappe, quindi non possiamo chiedere di più allo Squalo dello Stretto. Possiamo chiedergli però di riprovarci, visto che ha dimostrato di avere le carte in regola non solo per vincere le grandi corse a tappe ma anche per portare a casa la Liegi.

Carlo Gugliotta

Andrea Tafi: “Cancellara rimane l’uomo da battere”

Riportiamo l’intervista che Andrea Tafi ha rilasciato ai microfoni della trasmissione radiofonica Spazio Ciclismo martedì 12 Aprile 2011. 

Andrea, rimane molto amaro in bocca per noi italiani al termine delle corse sul pavè. Ci aspettavamo almeno un minimo di riscatto dopo il Fiandre ma alla Roubaix c’è stato solo il sesto posto di Alessandro Ballan.

Domenica è stata una Roubaix un po’ anomala, in quanto c’è stata uan fuga da lontano ma anche molto caldo, il quale non si percepisce spesso durante le Classiche del Nord.  I vari corridori candidati alla vittoria finale sono venuti fuori ma per gli italiani c’è solo il sesto posto di Ballan, che per me è buono. Bisogna accettare il verdetto e aspettare tempi migliori.

Secondo te ci sono in Italia dei veri e propri uomini adatti al pavè?

Direi che ci sono dei momenti che fanno un’epoca e dopo me, Ballerini e Bartoli c’è stato un ricambio generazionale. Il problema è che in questi tipi di gare bisogna crederci fino in fondo e se non ci crediamo fino alla fine è molto difficile conquistare la vittoria. Bisogna crederci, non basta mai.

Per i colori azzurri c’è stata anche molta sfortuna. Daniel Oss, una delle nostre speranze per il futuro, è caduto in un momento cruciale della corsa mentre al Giro delle Fiandre sempre Oss è caduto in una zona sempre lontana dal traguardo ma sempre in un punto in cui bisogna stare davanti o diventa impossibile recuperare.

Sì, in questo tipo di corse è facilissimo cadere e forare, bisogna anche avere un briciolo di fortuna ovviamente. Non serve solo andare bene, la fortuna è alla base di tutto.

Veniamo ora a Van Summeren, il vincitore della parigi-Roubaix, perché la sua vittoria è stata meritata ma è nata una polemica su Cancellara il quale è rimasto solo con Ballan e Hushovd a pochi chilometri dall’arrivo e ha preferito non tirare. Tu che idea ti sei fatto su questo atteggiamento dello svizzero?

Per me Ballan ha fatto il massimo ed essendo in tre l’unico che ha sbagliato è stato Cancellara, in quanto Hushovd aveva un uomo davanti e Fabian non poteva pretendere che andasse a riprendere un suo compagno di squadra, questo senza dubbio. Cancellara si è ritrovato spiazzato, però se io avessi avuto la birra che aveva lui al carrefour de l’arbre io avrei dato tutto dall’inizio alla fine di un settore di pavè e avrei spinto al massimo fino alla conclusione. Secondo me, insomma, c’è stata anche una leggerezza: venticinque secondi non sono tantissimi e si poteva andare a chiudere quel buco e rimettere in gioco tutta la Roubaix.

 Il campione del mondo Hushovd invece non ha voluto accettare la sfida con Cancellara e ha vinto un suo compagno. Come giudichi la sua prestazione?

Secondo me il campione del mondo non ha collaborato con Cancellara perché lo vedeva troppo superiore a lui sul pavè, quindi ha cercato di risparmiare energie. Forse cancellara non ha capito questo, pensava che volesse solo stargli a ruota per beffarlo, però guarda caso quando lo svizzero ha cercato di andar via da solo nel finale Hushovd non ce l’ha fatta a stargli dietro. Tutto questo vuol dire che il campione del mondo stava a ruota perché non ce la faceva più oltre al fatto di avere Vansummeren davanti. E’ lì la chiave della corsa.  Io credo comunque che Cancellara sia tuttora l’uomo da battere in queste corse.

Vansummeren da gregario è riuscito comunque a vincere una classica-monumento. Ancora una volta un gregario, un uomo che dovrebbe aiutare il capitano, vince una grande corsa. Ma nelle corse di un giorno, si può parlare ancora di gregari non solo dopo il suo exploit, ma anche quello di Goss e di Nuyens al Fiandre?

Prima di tutto c’è da dire che per noi italiani Vansummeren non era considerato tra i favoriti mentre in Belgio lo era, io ci sono stato e posso esserne testimone oculare.  La Garmin, mandando un gregario di lusso come lui in avanscoperta fin dalle prime battute ha potuto giocarsi la gara nel migliore dei modi. In generale, però, è vero che il ciclismo è cambiato, non è più come una volta, quando c’era un solo capitano. Ora si spazia maggiormente, quandi qualcuno può emergere se ha le gambe.

Carlo Gugliotta